La Notte delle stelle

Le star di Cinecittà nella perla verde

dal 06/12/2009 al 17/01/2010

Museo Villa Mussolini
Lungomare della Repubblica
Riccione RN
Italia

Gran parte della produzione degli anni Trenta e dei primi annni Quaranta verte su due "generi" che, se da una parte si proponevano di risvegliare l’orgoglio patrio, dall’altra intrattenevano l’italiano medio con commedie leggere, amori fatui e intrighi domestici (telefoni bianchi). In sostanza, ambedue i generi mirano a distogliere le masse dalla vita reale che é la grande assente della maggior parte delle vicende narrate sugli schermi italiani di questo periodo.

Per avere un riflesso delle vicende belliche nel cinema si deve attendere il 1941 ma, su una produzione di oltre trecento film in quattro anni solo una ventina sono di ispirazione bellica. Tra i film su questo tema ricordiamo Luciano Serra pilota, girato con la supervisione di Vittorio Mussolini, e Abuna Messias, entrambe diretti da Alessandrini ed entrambe presentati alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, rispettivamente nel 1938 e 1939 dove vinsero la "Coppa Mussolini" come migliori film italiani. Ricordiamo anche Uomini e Cieli di De Robertis, Un pilota ritorna, soggetto di Tito Livio Mursino, pseudonimo di Vittorio Mussolini - presidente dell’ACI, società di produzione cinematografica fra i cui sceneggiatori figurava anche Antonioni - e La nave bianca, di Rossellini, film documentario sulla guerra, girato con attori non professionisti sulla nave ospedalira "Arno".

Verso la fine degli anni Trenta l’ideologia si insinua nel settore cinematografico con più o meno espliciti riferimenti alla realtà di politica estera quotidiana. E’ il caso del film anti-inglese Il re d’Inghilterra non paga di Forzano, con Clara Calamai e del colossal Scipione l’Africano di Gallone, a sostegno delle mire imperiali di Mussolini che vinse la "Coppa Mussolini" alla 5a mostra internazioanle d’arte cinematografica di Venezia, o de Il Sentiero delle Belve, manifesto realizzato da Duilio Cambellotti per raccontare "l’ardimento italiano" nell’Africa orientale italiana. Sulla linea ideologica anti-sovietica si possono citare Noi vivi (Addio Kira) e Orizzonti di sangue, quest’ultimo tratto dal romano "I senza Dio".

Il compito di "forgiare" lo "spirito italico" fu affidato al cosìddetto filone epico-storico, cioé ai film in costume, genere che fu il vero pilastro della produzione cinematografica del periodo e uno degli assi portanti della cinematografia italiana per vari decenni. E' il caso di ricordare La corona di ferro (1941), di Blasetti, con Luisa Ferida, Elisa Cegani e Massimo Girotti, che esalta la stoicità del popolo italico in un momento di isolamento internazionale, un vero e proprio colossal per il grande sforzo produttivo sia in termini di uomini che di mezzi, Il conte di Montecristo di Ermete Zacconi, L’abito nero da sposa con Fosco Iacchetti, Don Cesare di Bazan e Un’avventura di Salvator Rosa con Gino Cervi, La Gorgona con Rossano Brazzi, Piccolo mondo antico con Alida Valli.

Mentre negli anni Trenta la sceneggiatura costituiva l’ossatura del film, negli anni Quaranta tutto ruota attorno alla notorietà del protagonista. Tra le commedie più riuscite ricordiamo La bisbetica domata, Gelosia con Luisa Ferida e Zazà con Isa Miranda, un affresco sul varieté fine Ottocento. Dal varietà al film musicale il passo é breve. Da segnalare Don Giovanni con Dina Sassoli ed Elli Parvo, Don Pasquale con Armando Falconi, Musica Proibita con il baritono Tito Gobbi e Silenzio di gira con Rossano Brazzi e Beniamino Gigli.

Per concludere, un accenno agli aspetti melodrammatici, come in Resurrezione di Calzavara, con Doris Duranti liberamente tratto dal romanzo di Tolstoj e in Orgoglio di Marco Elter con Fosco Giachetti. E’ doveroso ricordare il film Ossessione (1943) di Luchino Visconti con Massimo Girotti e Clara Calamai considerato, a ragione, antesignano del neo-realismo.

Le foto della mostra